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Collocamento alternato presso ciascun genitore: si o no ?

di Sara Pezzuolo

Una domanda alla quale capita spesso di dover risposta, nelle consulenze in materia di affidamento minori, è la questione dei tempi di collocamento presso ciascun genitore. Molti Consulenti Tecnici d’ Ufficio (CTU), ipotizzano la presenza di un immaginario diritto di visita del genitore non collocatario nei confronti dei figli e stabiliscono i tempi di permanenza in funzione di esso.
Tale premessa è totalmente erronea ed infondata. Come ricordano la Legge 54/2006, le Convenzioni Internazionali sui diritti dei minori, i Protocolli e le varie Linee Guida Internazionali è un diritto del minore godere dei genitori e, per semplice conseguenza, è un dovere del genitore attendere allo svolgimento della propria genitorialità.

Per mantenere fede a questo diritto del minore, è necessario abbandonare certi pregiudizi e stereotipi culturali che, dietro alla giustificazione che i minori non sono “pacchi postali”, vedono concessi al genitore non collocatario ipotetici diritti di visita quali fossero gentili concessioni di un consulente magnanimo ed “evolversi” (passi l’ironia) rispetto a quanto emerso dal confronto di esperti internazionali sullo Shared Parenting[1] , ovvero l’affido alternato che, in Italia, potrebbe essere inteso come la gestione dell’affido condiviso con il collocamento alternato del minore.
Il collocamento alternato continua a dare (perché da anni studiato all’estero) ottimi risultati come dimostrato anche dai recentissimi studi della Bergstrom M., (2013; 2015)[2] e la maggior parte dei paesi Europei lo adotta sia per benefici psicofisici riscontrati sui minori sia per il crollo della conflittualità di coppia (Svezia, Belgio, Danimarca, Spagna, Paesi Baschi). La Francia, seconda rispetto agli altri, prevede il collocamento alternato in circa il 17-19% dei casi con almeno il 35% del tempo presso ciascun genitore ma la percentuale sale notevolmente laddove si applicano i “grossi recuperi” estivi del genitore cosidetto less involved[3] (meno coinvolto, cioè il non collocatario) che, come si ha modo di verificare, in questi procedimenti è quasi sempre il padre.
Si concorda con Cassano G. (2014) quando afferma che è necessario “(…) un recupero anche sostanziale, del senso e del valore paterno all‘interno delle procedure giudiziali di separazione“ e ancora, “Pare che l‘importanza educativa dei padri sia stata sottovalutata dal sistema giudiziario“ (Cassano, 2014, 121).
Numerosa letteratura scentifica evidenzia l‘importanza di un effettivo coinvolgimento dei padri nelle cura dei figli prevedendo, quale soluzione, il collocamento alternato del minore presso ciascun genitore.
Ad esempio Sarkadi et al. (2008)[4] hanno studiato gli effetti del coinvolgimento paterno sul conseguente sviluppo dei figli in 4 continenti ottenendo il seguente risultato “L’impegno del padre sembra avere effetti differenti sui risultati desiderabili: riduce la frequenza di problemi comportamentali nei ragazzi, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, migliora lo sviluppo cognitivo, mentre da un lato diluisce la delinquenza e lo svantaggio economico in famiglie dal basso profilo socioeconomico”. Altrettanto interessanti sono le conclusioni alle quali sono giunti i professionisti “E’ evidente l’influenza positiva del coinvolgimento paterno sui risultati sociali, comportamentali e psicologici della prole. Sebbene la letteratura provveda a fornire una definizione solo sufficiente per l’impegno paterno (interazione diretta con il bambino), come una specifica forma di effettivo coinvolgimento paterno, vi è sufficiente conferma per esortare sia i professionisti che i responsabili politici a migliorare le circostanze favorenti il coinvolgimento paterno”.
Ed ancora “Negli USA molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall’assenza del padre – o per scelta del genitore o per volontà ostativa della genitrice – e tra questi sottolineerei American Journal of Pubblic Health, num. 84, 1994, Sheline et al., “I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti” e Survey on Child Health, 1993 U.S. Department of Health and Human Services “Bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola” .5
Assieme a contributi scientifici che sottolineano l’importanza della figura genitoriale paterna e i relativi danni da deprivazione (Pezzuolo S. & Paolucci M., 2010)[6] numerosi sono gli studi che partono dall’esclusione della stessa nella vita dei minori per poterne studiare le conseguenze [7]. Anziché, quindi, partire dall’assunto di valutare una correlazione positiva tra impegno paterno e sviluppo del figlio, altri autori studiano gli effetti della deprivazione paterna sui minori. Tali ricerche evidenziano che non solo la deprivazione paterna provoca un grave danno al figlio, ma, soprattutto, che il livello di accudimento con cui in genitore si occupa del figlio è direttamente correlato al grado di realizzazione esistenziale del figlio stesso. Possiamo quindi definire l’assenza della figura paterna, quando negata da terzi, come una danno da deprivazione che, in casi estremi, sembra aumentare le probabilità di suicidio nell’età adulta. [8]
Il collocamento alternato è previsto in diversi paesi (in particolare nel Nord Europa ed in alcuni Stati Americani) dati i benefici ampiamente dimostrati a confronto con altre tipologie di frequentazione con il genitore non collocatario (Bjarnason et al., 2012; Bergstrom et al. 2013)[9] e risponde perfettamente alle richieste degli stessi figli di genitori separati (Fabricius e Hall, 2000) [10].
Ciò , naturalmente, è da intendersi quando ad entrambi i genitori vengono riconosciute adeguate capacità genitoriali e le distanze geografiche tra le abitazioni lo possano permettere. Laddove, esigenze lavorative o altro, determinino distanze importanti tra le abitazioni occorre ricordare che non viene meno il diritto del minore alla bigenitorialità. Si tratterà di trovare, caso per caso, soluzioni adeguate ed opportune che tutelino comunque il minore consapevoli che, la tutela dei diritti e le migliori garanzie per una sana crescita psicofisica, devono essere la bussuola che orienta il professionista nella sua risposta al quesito.


[1] Convegno Internazionale sull’affidamento materialmente condiviso, Bonn, 9-12 dicembre 2015;

[2] Bergström, M., Modin, B., Fransson, E., Rajmil, L., Berlin, M., Gustafsson, P. A., & Hjern, A. (2013). Living in two homes-a Swedish national survey of wellbeing in 12 and 15 year olds with joint physical custody.BMC public health,13(1), 868; Bergström M., Fransson E., Modin B., Berlin M., Gustafsson P.A., Hjern A. (2015). Fifty moves a year: is there an association between joint physical custody and psychosomatic problems in children? Journal Epidemiol Community Health, 69, 8, 769-774;

[3] Al contrario dei nostri soliti 14-21 giorni; 

[4] Sarkadi A., Kristiansson R., Oberklaid F., Bremberg S. (2008). Fathers’ involvement and children’s developmental outcomes: a systematic review of longitudinal studies, in Acta Paediatrica, 97 (2), 153-158;

[5] Pezzuolo S. Genitori e Figli… Il condiviso non condiviso. Contributo disponibile sul sito e Persona & Danno e scaricabile al link: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:7GhzIz4YBE0J:www.personaedanno.it/attachments/allegati_articoli/AA_017108_resource1_orig.doc+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it; 

[6] Pezzuolo S., Paolucci M. (2010). La complementarietà genitoriale nell‘educazione dei figli in caso di separazione e divorzio: il ruolo del padre nella crescita del minore. Psychomedia Telematic Review 

[7] Una rassegna è anche disponibile in Camerini G.B., Pezzuolo S. Funzione Paterna e disciplina dei tempi di permanenza. (In stampa);

[8]Tra i contributi scientifici a disposizione al riguardo ricordiamo:

[9] Bjarnason T., Bendtsen P., Arnarsson A.E., et al. (2012). Life Satisfaction among children in different family structures: a comparative study of 36 western societies. Children & Sociey, 26, 51-62; Bergstrom M., Modin B., Fransson E., Rajmil L., Berlin M., Gustafsson P.A., Hjern A. (2013). Living in two homes – a Swedish national survey of wellbeing in 12 and 15 year olds with joint physical custody. BioMed Central Public Health, 13, 868-874;

[10] Fabricius W.F., Hall J. (2000). Young adults‘s perpespectives on divorce. Family and Counciliation Courts Review, 38, 446-461;

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