Con delibera del 16 ottobre del 2018 è stata istituita la Commissione a cui ci rivolgiamo. Le sue finalità sono chiarite dalla Presidente Valeria Valente all’agenzia di stampa DIRE il 3 agosto 2020: “La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha da tempo rivolto attenzione a come la violenza venga letta e riconosciuta nei tribunali, al fenomeno della PAS, e se e quante volte sia derubricata a conflitto nelle cause di separazione e di affido dei minori”.
violenza di genere
Passato da qualche giorno il tam tam mediatico sul c.d. fenomeno femminicidio in Italia, cerchiamo di approfondire la problematica così come analizzata dalla Polizia di Stato nella pubblicazione (2018) “Questo non è amore”.
La pubblicazione è l’esito dell’elaborazione dei dati forniti dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza estratti dalla banca dati SDI e sviluppati dalla Direzione Centrale Anticrimine.
“Nel linguaggio comune il femminicidio è l’uccisione di una donna da parte di un uomo perché donna, come atto estremo di prevaricazione, affermazione ultima di superiorità, aberrazione del possesso, non includendo, perciò, omicidi maturati in altri contesti e con altri moventi. Il termine, pur non avendo valenza giuridica, è entrato a far parte del lessico quotidiano per designare – di fatto – una tipologia di reati che, normativamente, non esiste. L’attuale legislazione penale, infatti, non prevede espressamente la fattispecie del femminicidio, né esistono parametri univocamente riconosciuti che definiscano con precisione l’accezione in questione.
La violenza delle donne sugli uomini, allora, non è fantasia. Nonostante la violenza sia un fenomeno che prevede un autore ed una vittima di reato, in maniera impropria essa viene associata (e di conseguenza percepita) solo in termini di violenza maschile versus femminile.
Nel 2012 è stata condotta la prima ed unica indagine conoscitiva nazionale da Macrì, Nestola, Pezzuolo et al.[1] sul tema e non fummo esenti da critiche ed illazioni.
Come Autori rilevammo, particolare che ci colpì e che, guarda caso, può essere anche ipotizzato nella vicenda Asia Argento/Jimmy Bennet, era la ritrosia e la diffidenza di alcuni uomini sia a sporgere denuncia o, in taluni casi, finanche a partecipare alla ricerca nonostante fosse in anonimato quasi come se, l’essere “vittima” potesse generare sentimenti di vergogna e disistima.
Il condizionamento delle coscienze. Analisi della comunicazione distorta dai pregiudizi di genere di Fabio Nestola
Condivido con gioia e soddisfazione il capillare lavoro editoriale fatto dall’amico Fabio Nestola in tema di pregiudizi di genere. Da circa venti anni Fabio si occupa di violenza di genere e, insieme, portiamo avanti pubblicazioni ed interventi consapevoli che “Nel condannare fermamente la violenza maschile, la collettività non può esimersi dal considerare il lato oscuro della Luna, quegli aspetti della violenza femminile costantemente ed inspiegabilmente sottaciuti. Attribuire alla violenza l’esclusività, circoscrivendola ad un solo sesso, significa compiere una discriminazione di genere, molto più prossima all’accanimento ideologico che alla piena consapevolezza della realtà che ci circonda”. (dal blog violenza-donne.blogspot.it). Auspicando che il contributo sia di interesse non solo per gli addetti ai lavori ma, soprattutto, per coloro che sono impegnati a promuovere leggi a tutela delle vittime, auguro una buona lettura e, soprattutto, una buona riflessione.