Secondo i dati dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) che fa capo al Ministero degli Interni, la cosiddetta omofobia non è, come si vorrebbe far credere con varie propagande mediatiche, questione così allarmante.
Dai dati raccolti dal 10 settembre 2010 al 31 dicembre 2017 che confluiranno nel Dossier OSCE-ODHR (questionario che l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa invia ai Paesi membri per la raccolta dei dati sui reati generati dall’odio) – è possibile verificare che, su un totale di 1036 segnalazioni costituenti reato 1) il 60,0% (n. 622) sono per discriminazioni afferenti alla razza/etnia; 2) il 18,2% (n. 187) sono per credo religioso; 3) il 13,5% (n. 140) sono per l’orientamento sessuale; 4) il 7,2% (n. 75) sono per disabilità; 5) solo l’1,2% (n. 12) sono per discriminazioni afferenti l’identità di genere.
L’OSCAD, una volta ricevuta la segnalazione, attiva interventi mirati avvalendosi di Polizia e Carabinieri seguendo così l’evoluzione nel tempo delle vicende discriminatorie segnalate.
Sorprende, dai dati raccolti dall’Osservatorio, il “secondo posto” in classifica di un atteggiamento discriminatorio costituente fattispecie di reato rispetto al credo religioso di cui, ad oggi, nessuno parla.