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White paper on forensic child interviewing: research-based reccomendations by the European Association of Psychology and law

Libro bianco sui colloqui forensi con i minori: le raccomandazioni basate sulla ricerca dell’Associazione Europea di Psicologia e Diritto. Una sintesi

di Sara Pezzuolo

Sulla rivista Psychology, Crime and Law[1] (aprile 2024) sono state pubblicate le raccomandazioni dell’Associazione Europea di Psicologia e Diritto inerenti l’intervista dei minori nel contesto forense. L’auspicio è che, tali raccomandazioni, sulla scorta di una numerosa letteratura scientifica di riferimento, possano trovare applicazione in tutti i Paesi Europei indipendentemente dalle differenze proprie del sistema giuridico.

Ciò che preoccupa l’importante associazione scientifica è la mancanza di linee guida standard in molti paesi europei, consapevoli che, le testimonianze dei minori spesso svolgono un ruolo fondamentale allorquando non sono presenti altre fonti di prova. Per di più, in molti paesi europei, interviste mal condotte (nel documento per l’Italia è citato il caso di Rignano) hanno portato a false denunce.

Condividendo tale auspicio, di seguito una sintesi delle 10 raccomandazione contenute nel documento rimandando all’allegato per una sua completa disamina.

RACCOMANDAZIONE 1) LA COMPRENSIONE DEL MINORE VITTIMA E TESTIMONE:

Minore Vittima: occorre essere consapevoli che le vittime minorenni possono essere riluttanti a rilevare informazioni e le ragioni possono essere molteplici. Talvolta le vittime di abusi possono fare rilevazioni subito dopo gli eventi o dopo mesi se non addirittura anni. A qui si deve aggiungere il problema delle eventuali ritrattazioni. Una recente analisi sulle false smentite ha rilevato che le dichiarazioni non dovrebbero essere respinte solo sulla scorta di precedenti smentite poiché le cause della ritrattazione dovrebbero tenere conto di eventuali pressioni subite tanto più che, allorquando vi è una relazione stretta tra autore e vittima di reato, vi è una minore probabilità di denuncia e una maggiore probabilità di segnalazione tardiva.

Minore Testimone: mano a mano che i bambini crescono (cioè 3-5 anni) iniziano a strutturare le loro narrazioni e a condividere i ricordi in modo più efficace il che li aiuta nella conservazione. Tuttavia i bambini più piccoli sono più inclini alla suggestione rispetti ai bambini più grandi. Pertanto è fondamentale la sensibilità dell’intervistatore rispetto allo stadio di sviluppo del bambino.

La suggestionabilità: Il rischio di domande suggestive è particolarmente elevato nei casi in cui gli intervistatori nutrono la presunzione che il minore abbia effettivamente subito maltrattamenti. Ciò può condurre falsi racconti di abusi anche quando alcun abuso è stato commesso. Tra l’altro, tecniche di colloquio altamente suggestive possono portare a resoconti falsi ma così dettagliati che può essere impossibile distinguerli dai resoconti veri.

Inoltre, all’interno della stessa fascia di età possono esserci sostanziali variazioni nella resistenza dei bambini alla suggestione. La letteratura indica che i bambini con abilità linguistiche limitate sono maggiormente a rischio di accettare i suggerimenti degli intervistatori come spesso accade con i bambini che presentano disabilità intellettive: tuttavia anche loro se intervistati in modo appropriato possono fornire informazioni utili.

Talvolta le domande suggestive possono assumere varie forme e spesso sono associate al pregiudizio medesimo dell’intervistatore che pone domande tese a confermare la sua personale percezione.

Da non tralasciare anche la suggestione che può derivare dai colloqui informali di terze persone che parlano con i bambini prima del suo ascolto che può stimolare, anche involontariamente (come nel caso di un genitore genuinamente preoccupato), domande stimolanti tali da indurre il figlio a rilevare abusi mai accaduti.

Le domande suggestive possono poi avere conseguenze più nascoste ma non per questo meno gravi: ovvero possono creare l’effetto disinformazione. Gli effetti della disinformazione si riferiscono a quelle situazioni in cui i minori sono esposti ad informazioni false e successivamente riportano tali inesattezze nei successivi racconti. I resoconti dei bambini possono essere contaminati anche dopo una singola esposizione alle informazioni false, il che è particolarmente preoccupante poiché in alcuni paesi i testimoni minorenni vengono spesso sottoposti a interviste multiple da parte di diversi professionisti durante le indagini forensi.

RACCOMANDAZIONE 2) UTILIZZO DI PROTOCOLLI VALIDATI: Proprio considerate le problematiche legate alla suggestionabilità e non solo ma, in generale, alla psicologia della testimonianza, sono state elaborate raccomandazioni e protocolli di intervista. Di contro, però, alcuni protocolli attualmente in uso mancano di una validazione empirica e pertanto è raccomandato l’utilizzo solo dei protocolli validati empiricamente ed in grado di raccogliere informazioni quanto più affidabili.

Tra i protocolli maggiormente utilizzati vi è il NICHD che è considerato anche il più studiato per le interviste con i minori e, un’altra Linea Guida, è quella utilizzata dal Ministero della Giustizia Britannico (utilizzato in Inghilterra e Galles) dell’Achieving Best Evidence (ABE).

Questi protocolli constano di più fasi di intervista:

Pianificazione e preparazione pre-colloquio: i protocolli sono semi-strutturati e richiedono modifiche in base al dettaglio del caso per questo è opportuno prepararsi al colloquio con un piano di intervista prima del colloquio medesimo in cui l’intervistatore dovrebbe formulare diverse ipotesi alternative da approfondire durante l’intervista.

Ovviamente prioritario sarà la valutazione della capacità del minore ad essere intervistato. Ad esempio è fortemente sconsigliato tentare di intervistare bambini su eventi passati accaduti prima dello sviluppo del linguaggio poiché i bambini non sono in grado di comunicare eventi complessi prima che abbiano iniziato a parlare.

Occorre adattare l’intervista al livello di sviluppo del bambino e se ci sono prove che il minore sia stato sottoposto in precedenza ad influenze suggestive significative o eventuali coaching all’intervista vale la pena di seriamente valutare se sia il caso di procedere all’intervista con il minore poiché occorre valutare i possibili vantaggi derivanti dall’intervista del minore rispetto al potenziale danno derivante da un’intervista che fornisca informazioni non affidabili.

Costruire il rapporto con il minore: un rapporto quanto più sereno tra intervistatore e minore migliora la comunicazione e facilita i minori a rilevare le proprie esperienze. Occorre pertanto dedicare spazio alla costruzione del rapporto per far sentire il minore a proprio agio.

Laddove si crea questa condizione è stato dimostrato che durante l’intervista migliora l’accuratezza, aumenta la resistenza alle domande fuorvianti, si riduce la suggestionabilità. Al contrario, in assenza di tale condizione, aumenta la suggestionabilità, vengono fornite informazioni errate a domande fuorvianti in particolar modo se si presentano stati ansiosi.

RACCOMANDAZIONE 3) LA PREPARAZIONE DEL MINORE E LE FASI DEL COLLOQUIO: Le raccomandazioni concordano sull’importanza della costruzione del rapporto, sullo spiegare il contesto dell’intervista valutando la capacità del bambino a esservi sottoposto.

L’intervista dovrebbe poi procedere per fasi:

Fase introduttiva: discutere con il minore di un argomento neutro ponendo domande aperte per suscitare la narrazione di un ricordo libero. Occorre che l’intervistatore si accerti che il minore abbia compreso le regole base dell’intervista che sono quelle di essere il più sinceri possibile, di non tirare ad indovinare la risposta, di dire chiaramente se non ricorda o se non capisce la domanda, di correggere l’intervistatore se sbaglia nel dire qualcosa. Ancora, l’intervistatore dovrebbe rassicurare il bambino che ha il diritto di rimanere in silenzio su qualsiasi argomento non voglia parlare.

Introdurre l’argomento preoccupante: gli intervistatori dovrebbero iniziare introducendo l’argomento in modo non direttivo ed in questi casi un approccio può essere quello di chiedere al bambino se ha compreso il motivo dell’intervista.

Nei casi di abusi sessuali online in cui vi sono prove che il minore abbia subito abusi, è importante trattare queste informazioni nel modo più sensibile possibile, tenendo presente che la consapevolezza che la polizia è in possesso di video e immagini che ritraggono il minore potrebbe arrivare come uno shock per loro, poiché i bambini potrebbero non essere sempre consapevoli di essere stati registrati o che l’autore del reato non era un coetaneo ma un adulto (non c’è ancora molta ricerca scientifica sulle interviste ai minori vittime di abusi online ma cfr. Joleby et al. 2021).

Fase sostanziale: l’intervistatore deve cercare di suscitare un libero ricordo degli eventi in questione e procedere a domande più dirette solo quando si ritengono esaurite le informazioni desunte dai suggerimenti aperti (c.d. “approccio ad imbuto”).

In una fase sostanziale ben eseguita, l’intervistatore separa l’indagine di ciascun incidente indagando su un evento alla volta ed evita di passare da un argomento all’altro, poiché ciò può creare confusione per il bambino. Questa fase è quella in cui è probabile che venga ottenuta la maggior parte delle informazioni rilevanti per le accuse. Durante il colloquio è opportuno annotare le parole chiave menzionate dal bambino per formulare degli inviti suggeriti utilizzando le stesse parole che usa il bambino.

Fase di chiusura: l’intervistatore può chiedere se c’è qualcosa che il minore voglia aggiungere e come si sente dopo l’intervista. Prima che il bambino lasci la stanza, l’intervistatore può parlare di argomenti neutri in modo che l’intervista non venga chiusa bruscamente.

Interviste su eventi ripetuti: gli abusi sui minori vengono spesso subiti ripetutamente. I bambini che hanno subito abusi ripetuti in genere sviluppano ricordi simili a copioni contenenti conoscenze generiche su ciò che di solito accade durante gli episodi di abuso e talvolta possono confondere i dettagli tra episodi tra loro correlati e potrebbero avere difficoltà a specificare quando e quante volte si sono verificati eventi ripetuti.

Interviste a più sessioni: Questo può essere il caso quando si indagano su eventi abusivi ripetuti o su eventi che si verificano per periodi di tempo più lunghi o quando si indagano diversi tipi di informazioni, come informazioni fattuali (contenuto della memoria semantica) ed esperienze passate (contenuto della memoria episodica). Le interviste forensi a sessioni multiple possono anche essere appropriate quando è necessaria un’ulteriore costruzione del rapporto, come quando un bambino è particolarmente traumatizzato o riluttante a rivelarlo, o nei casi che coinvolgono bambini molto piccoli o bambini che hanno difficoltà a concentrarsi abbastanza a lungo per descrivere ciò che hanno vissuto.

RACCOMANDAZIONE 4) LA MENTALITA’ DELL’INTERVISTATORE E LA VERIFICA DELLE IPOTESI: Uno dei rischi principali per le interviste con i bambini ben condotte è la presenza di pregiudizi da parte dell’intervistatore. Con ciò si intende la tendenza a cercare informazioni coerenti con le convinzioni precedenti e ad ignorare informazioni contraddittorie. I pregiudizi dell’intervistatore possono influenzare il modo in cui gli intervistatori formulano le domande, il modo in cui interpretano le nuove informazioni che emergono durante un colloquio con un minore e possono portare alla tendenza a non esplorare completamente le spiegazioni alternative dietro un’accusa di abuso. E’ dimostrato che le convinzioni degli intervistatori possono influenzare la comunicazione con i bambini e, a sua volta, ciò può avere conseguenze sul contenuto dei loro resoconti.

Un approccio suggerito per ridurre i rischi dei bias dell’intervistatore è quello di limitare la quantità di informazioni preliminari a disposizione degli intervistatori. Tuttavia questo approccio presenta diversi inconvenienti, in particolare per quanto riguarda la mancanza di informazioni sulle circostanze in cui è emerso il sospetto. In pratica, la mancanza di informazioni può rendere difficile per gli intervistatori pianificare come affrontare l’argomento in esame e individuare eventuali discrepanze tra le dichiarazioni del bambino e le informazioni a disposizione che potrebbero richiedere chiarimenti.

Piuttosto che limitare le informazioni disponibili, si raccomanda di utilizzarle per considerare al meglio le spiegazioni alternative al sospetto in questione. Questo approccio di “verifica delle ipotesi” (noto anche come “costruzione di scenari”) è stato consigliato in molte linee guida e protocolli. Formulare ipotesi è uno dei metodi raccomandati per ridurre i bias cognitivi. In generale, invece di dare seguito solo al sospetto iniziale (vale a dire che il bambino abbia subito abusi), gli intervistatori sono invitati a porre ed indagare esplicitamente ipotesi alternative sull’origine dell’accusa (ad esempio, la dichiarazione è errata o inventata) e altri aspetti della situazione ad essa connessi. In questo modo gli intervistatori cercano di esercitarsi in modo che diventi “consapevolmente oggettivo”.

Le ipotesi dovrebbero essere sviluppate all’inizio dell’indagine e prima del colloquio. Dovrebbero guidare la pianificazione in modo che le domande siano formulate dando al minore la possibilità di fornire informazioni rilevanti per qualsiasi ipotesi, quando possibile.

Tutto ciò sopra considerato è valido a maggior ragione nel caso in cui l’accusa di abuso sia riconducibile ad una controversia per affidamento (si veda, Herman, 2009; Korkman et al., 2017; Turoy-Smith et al., 2018) [2].

RACCOMANDAZIONE 5) LA VIDEOREGISTRAZIONE DELL’ASCOLTO DEL MINORE: Con una crescente consapevolezza dello stress a cui sono sottoposti i bambini testimoni quando testimoniano in tribunale, i ricercatori hanno sostenuto la necessità di consentire l’utilizzo della videoregistrazione. La videoregistrazione dell’intervista è l’unico modo per valutare come sono state fornite le informazioni e la videoregistrazione può essere utilizzata anche per evitare di intervistare nuovamente il minore.

RACCOMANDAZIONE 6) IL NUMERO DELLE PERSONE PRESENTI AL COLLOQUIO CON IL MINORE: Non esistono molte ricerche su come la presenza di più di un intervistatore, di un altro professionista o di una persona di supporto influenzi l’intervista, ma la ricerca attuale suggerisce che, ove possibile, solo l’intervistatore e il bambino dovrebbero essere presenti nel contesto dell’intervista. Il risultato di studi recenti ha scoperto che i bambini intervistati da un singolo intervistatore hanno fornito resoconti più lunghi ed accurati rispetto ai bambini intervistati da un intervistatore in presenza di più adulti[3].

RACCOMANDAZIONE 7) GLI ASPETTI CULTURALI LEGATI ALL’INTERVISTA ED ALLA SUA INTERPRETAZIONE:

Prospettive interculturali: Le barriere culturali possono anche impedire ai bambini di denunciare le loro esperienze di maltrattamento, compresi i tabù sul sesso e, ad esempio, l’enfasi sulla verginità o sul fatto che la sessualità sia un argomento proibito o disapprovato, e questo può aumentare la riluttanza dei bambini a rivelare loro esperienze. La cultura può anche avere un impatto sulle esperienze di vergogna o le altre emozioni negative del bambino, implicando probabilmente la necessità di costruire un rapporto.

Si raccomanda agli intervistatori di tenere conto, per quanto possibile, degli aspetti culturali, familiarizzando con la cultura di provenienza del minore, organizzando un incontro preliminare con un interprete e valutando la possibilità di consultare un esperto, in particolare laddove l’accusa è legata a temi culturali.

Interviste assististe da interpreti: le interviste investigative con gli adulti indicano che le interviste assististe da interpreti possono essere difficili da condurre.

Le insidie ​​legate alle interviste interpretate includono la problematica dei cambiamenti di significato nella traduzione a causa della mancanza di equivalenti esatti tra lingue diverse, difficoltà nel reperire interpreti professionisti, traduzioni imprecise, formazione limitata nelle linee guida sulle migliori pratiche per le interviste e il disagio che gli interpreti possono sperimentare quando devono trattare di circostanze delicate.

Prepararsi a condurre il colloquio insieme all’interprete è una parte importante della pianificazione pre-colloquio e dovrebbe essere preceduta da una co-pianificazione dell’intervista. Ad esempio, gli intervistatori possono informare gli interpreti sull’importanza di non modificare la formulazione delle domande (che gli intervistatori sono addestrati ad adattare all’età del bambino), evitando qualsiasi chiarimento spontaneo o, verrebbe da dire, una sintesi delle loro risposte, tenendo presenti anche gli aspetti suggestivi che potrebbero passare di una loro comunicazione non verbale nel momento dell’ascolto.

RACCOMANDAZIONE 8) UTILIZZO DI BAMBOLE E DISEGNI DEL CORPO UMANO DURANTE L’INTERVISTA: Oltre alle tecniche di intervista verbale, nelle interviste forensi talvolta vengono utilizzate tecniche e ausili non verbali. Uno di questi ausili per le interviste non verbali prevede l’uso delle bambole che vengono generalmente utilizzate per aiutare il bambino a identificare le varie parti del corpo o a chiarire affermazioni vaghe (ad esempio riguardanti dove è stato toccato il bambino). In breve, il bambino viene incoraggiato a mostrare piuttosto che a raccontare o elaborare le informazioni già fornite verbalmente. L’uso delle bambole, come strumento di intervista è stato criticato in quanto fondamentalmente suggestivo, oltre a richiedere un livello irrealistico di capacità cognitiva per essere utilizzato correttamente: i bambini piccoli, in particolare, possono avere difficoltà a distinguere tra il ruolo della bambola come rappresentazione anatomica di un essere umano e quello di un oggetto utilizzato per giocare. Vari studi hanno riportato che le bambole non aumentano le informazioni corrette fornite dai bambini sotto i 5 anni di età, oppure che il loro utilizzo aumenta gli errori e le espressioni poco chiare e diminuisce l’accuratezza e la precisione oltre a portare i bambini a fornire espressioni più poco chiare e meno descrizioni verbali.

Altre volte, invece, si ricorre alla rappresentazione corporea per cercare di ottenere maggiori informazioni e/o per chiarire le dichiarazioni verbali dei minori. Sebbene l’utilizzo del disegno tramite le immagini del corpo può aumentare la quantità delle informazioni ottenute dai minori può anche aumentare le false dichiarazioni e, per di più, l’utilizzo di tali disegni è privo di supporto scientifico e pertanto non dovrebbe essere usato.

Potrebbe invece essere utile, al fine di fornire maggiori dettagli, chiedere ai minori la descrizione di un luogo e poi farlo disegnare con la relativa spiegazione ma, qualsiasi interpretazione sul disegno, deve essere evitata.

Come noto, il disegno non strutturato non è attualmente supportato a livello scientifico e quindi non può e non deve essere utilizzato per interpretare le esperienze del minore.

RACCOMANDAZIONE 9) LE INTERVISTE ONLINE CON I MINORI: L’intervista online ai minori è stata ipotizzata come un’alternativa all’intervista in presenza quando le distanze sono lunghe o condurre eventuali interviste sul posto è troppo impegnativo e, in alcuni casi, gli studi hanno riportato risultati positivi per i colloqui online.

Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche ed esperienze pratiche per fornire chiare raccomandazioni sui contesti e sui modi in cui dovrebbero essere utilizzate le interviste da remoto essendoci, allo stato attuale, troppe poche ricerche.

Attualmente la raccomandazione è di condurre interviste in presenza per quanto possibile.

RACCOMANDAZIONE 10) LA FORMAZIONE DEGLI INTERVISTATORI: per l’ascolto del minore occorre una seria ed adeguata preparazione professionale che si basi su corsi di formazione che combinino la teoria con le esercitazioni pratiche.

Occorre una formazione strutturata con prove simulatorie ed una attenta supervisione.

[1] Korkman, J., Geven, L., Bull, R., Cyr, M., Hershkowitz, I., Mäkelä, J. M., … & Volbert, R. (2023). White Paper on Forensic Child Interviewing: Research-based recommendations by the European Association of Psychology and Law.

[2] A titolo di mero esempio, in un caso seguito dalla Scrivente per un procedimento di affidamento minori, a seguito della segnalazione da parte di uno dei due genitori di presunti maltrattamenti a carico dell’altro, la minore è stata sentita 1) dalla Curatrice nominata 2) dal personale sanitario dell’ospedale dove è stata portata 3) dal giudice in sede civile, 4) dalla CTU alla quale era stato richiesto dal medesimo Giudice di approfondire le dichiarazioni della minore.

[3] Gli altri attori coinvolti dovrebbero essere collocati in un altro ambiente comunque per assistere.

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