Dalle rilevazioni del National Center for Health Statistics aumentano le morti tra giovani – di età compresa tra 10 e 14 anni – non a causa degli incidenti stradali (in calo) ma per l’aumento del tasso di suicidio negli ultimi anni. Nel 1999, il tasso di mortalità di bambini e adolescenti (età 10-14 anni) per incidente stradale era di circa quattro volte superiore (4,5 per 100.000 di abitanti) al tasso di mortalità per suicidio e omicidio (1.2 per 100.000 abitanti). Dal 1999 al 2014, la percentuale di morti per lesioni da sinistro stradale è diminuita del 58% (passando da 4,5 nel 1999 a 1,9 per 100.000 di abitanti nel 2014) per un totale complessivo di 384 morti. Dal 1999 al 2007, il tasso di mortalità conseguente a suicidio è prima oscillato e poi raddoppiato dal 2007 (0,9 per 100.000 di abitanti) al 2014 (2.1 per 100.000 di abitanti) per un totale complessivo di 425 morti. Il tasso di mortalità per omicidio è gradualmente diminuito allo 0,8 per 100.000 di abitanti nel 2014. Nel 2013 e nel 2014, le differenze tra i tassi di mortalità per infortunio da sinistro stradale e suicidio non sono risultate statisticamente significative.
Criminologia
Comunicato rispetto ai delitti in corsia dell’ospedale di Saronno: Laura Taroni & Leonardo Cazzaniga
In questi giorni è gran vociferare in merito ai delitti di Saronno. Non è mia abitudine commentare i casi di cronaca poiché reputo che la giusta sede dei processi siano le aule dei Tribunali e che la valutazione dei soggetti interessati debba basarsi su idonee consulenze. Oggi, però, reputo opportuno fare un’eccezione in quanto mi ha molto colpito che alcuni giornalisti e altri riconducono la tipologia dei reati commessi ed ascritti ai due indagati come riconducibile al profilo criminologico dell’Angelo della Morte. Mi preme evidenziare che nel caso in questione, l’azione criminogenetica non può e non deve essere “sgangiata” dalla relazione tra i due. Inoltre, in funzione di quanto appreso dai media, i due amanti non solo agivano sui malati dell’ospedale con i quali entravano in contatto, ma anche nei confronti di familiari (ANSA) (Il Giornale) (Varese News: Una lenta agonia così l’infermiera killer ha ucciso il marito) (Varese News: I carabinieri temevano che i figli dell’infermiera fossero in pericolo) perché, presumibilmente, “colpevoli” di un qualcosa, forse solo di esserci. Pertanto, laddove è rispettabile che venga fatta informazione, questa andrebbe fatta in modo consapevole ed adeguato alle specifiche vicende criminali senza utilizzare termini e/o definizioni che, in realtà, sottendono ad altre tristi storie o che, nella migliore delle ipotesi, sono solo una faccia della medaglia.
Da qualche giorno è stato festeggiato il 25 novembre giornata dedicata a combattere la violenza contro le donne. Ma.. la violenza è solo contro le donne? Il femminicidio, del quale si parla dal 2010 in Italia, è emergenza nazionale?
La violenza è violenza. Indipendentemente da chi sia l’autore di reato e da chi sia la vittima, essa nel rispetto di ogni singola vita umana è SEMPRE da condannare. Nonostante i media dipingono spesso un’emergenza nazionale, l’Italia è uno dei paesi al mondo con il più basso tasso di omicidi femminili (si veda rapporto ONU 2013). In compenso, il fenomeno delle vittime maschili, sia esse dirette che indirette della violenza femminile (sia essa psicologica che fisica) è studiato poco o niente.
Le nuove tecnologie, le nuove forma di interazione e di comunicazione dei social network se da una parte hanno portato molti vantaggi dall’altra hanno creato non pochi problemi.
Tra le problematiche di maggior interesse vi è l’impatto della facile accessibilità alla pornografia on-line (si pensi anche al sexting) e come questa possa influenzare il comportamento dei giovani.
Per ciò che concerne la pornografia on-line il rapporto I wasn’t sure it was normal to watch it (in allegato) a cura dell’Office of the Children’s Commissioner for England, della NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to children) e della Middlessex University evidenzia che circa il 53% dei giovani partecipanti allo studio ha riferito di essere stato esposto alla pornografia online. Le emozioni associate alla visione di contenuti pornografici sono stata varie: dalla curiosità (41%) alla confusione ed al disgusto. In particolare, le ragazze, hanno riferito di essere preoccupate sull’esito che l’impatto della pornografia ha sui coetanei maschi per ciò che riguarda il conseguente modo di approcciarsi a loro ed al sesso.
Comunicato Ordine Nazionale Psicologi in merito agli ultimi fatti di cronaca nazionale: il caso Fortuna Loffredo
“Il consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi raccomanda massima attenzione nel rilasciare commenti e opinioni in merito alle vittime, siano esse le vittime dirette o i loro familiari, che possano arrecare ulteriori danni psicologici (la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”). Si raccomanda, altresì, estrema cautela nel fornire interpretazioni di tipo psicologico al fine di evitare l’insorgenza di false credenze attraverso la banalizzazione di strumenti e metodologie scientifiche”
Condivido il comunicato redatto dall’Ordine Nazionale degli Psicologi in merito alla risonanza mediatica che hanno avuto alcune interpretazioni pseudoscientifiche rispetto al caso della piccola Fortuna Loffredo.
E’ proprio per evitare la banalizzazione di una disciplina che utilizza strumenti e metodologie scientifiche che, la sottoscritta, evita di esprimere pareri e considerazioni sui casi di cronaca tramite canali che non siano quelli opportuni.
Ritengo sia anche da segnalare il rischio che, l’abuso mediatico disinformato, possa portare a fenomeni di contaminazione e contagio suggestivo con le conseguenze ad esso associate.
Auspico un’attenta riflessione tra i professionisti del settore a tutela e salvaguardia non solo dell’immagine professionale della categoria ma, anche, dell’importanza delle conoscenze psicoforensi e del loro contributo nei casi in questione.
Con il termine sexting si intende l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con il telefonino, e vengono diffuse attraverso il telefonino stesso o attraverso siti, e-mail, chat. Non di rado seppure chi effettua l’invio pensa che tali immagini restino circoscritte ad una stretta cerchia di persone, esse si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi, sia personali che legali, alla persona ritratta. L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico.
Il fenomeno, nella sua complessità non può e non deve essere sottovalutato né dai professionisti della salute né dalle Autorità Giudiziarie. Nei casi più gravi, difatti, le conseguenze ad esso associate possono perfino portare al suicidio del/la giovane.
Nell’articolo preso in esame (Lorang et al. 2016), in maniera chiara ed esaustiva, gli autori descrivono il contributo che il professionista forense può apportare nell’analisi di casi che riguardano il coinvolgimento di minori in tale attività.
L’esperto forense chiamato ad intervenire nei procedimenti riguardanti il sexting tra giovani può essere chiamato sia in sede di responsabilità penale che in ambito civile.
Pubblico l’adattamento italiano della sottoscritta dell’articolo di Brodsky S.L. & deLacy R.L. in materia di esame forense dell’imputato. Gli autori americani, stante la loro esperienza, prendono atto del fatto che durante l’esame dell’imputato o la sua valutazione nel contesto forense, l’esaminato può a volte invertire i ruoli diventando colui che “non risponde” ma “pone” domande. In letteratura scientifica questa situazione non è molto dibattuta. Il contributo originale è stato pubblicato sul Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law, 43(4), 506-509. Per completezza alleghiamo anche il contributo originale.
Il condizionamento delle coscienze. Analisi della comunicazione distorta dai pregiudizi di genere di Fabio Nestola
Condivido con gioia e soddisfazione il capillare lavoro editoriale fatto dall’amico Fabio Nestola in tema di pregiudizi di genere. Da circa venti anni Fabio si occupa di violenza di genere e, insieme, portiamo avanti pubblicazioni ed interventi consapevoli che “Nel condannare fermamente la violenza maschile, la collettività non può esimersi dal considerare il lato oscuro della Luna, quegli aspetti della violenza femminile costantemente ed inspiegabilmente sottaciuti. Attribuire alla violenza l’esclusività, circoscrivendola ad un solo sesso, significa compiere una discriminazione di genere, molto più prossima all’accanimento ideologico che alla piena consapevolezza della realtà che ci circonda”. (dal blog violenza-donne.blogspot.it). Auspicando che il contributo sia di interesse non solo per gli addetti ai lavori ma, soprattutto, per coloro che sono impegnati a promuovere leggi a tutela delle vittime, auguro una buona lettura e, soprattutto, una buona riflessione.
Condivido l’editoriale pubblicato su Journal of the American Academy of Psychiatry and Law Online di Friedman S.H. (2015) sulla criticità delle considerazioni pratiche del rapporto donne e violenza.
L’autrice si sofferma sulla tematica della violenza posta in essere dalle donne condividendo l’assunto che, al pari degli uomini, anche la donna può essere autrice di reati orribili (dall’abuso sessuale, all’infanticidio, al neonaticidio) nonostante persista, nel pensiero comune, l’idea che la violenza abbia “caratteristiche maschili” piuttosto che “femminili”.
Al fine di una migliore comprensione del fenomeno è importante che le diverse figure professionali coinvolte, psicologi forensi, psichiatri forensi, criminologi prendano atto dell’esistenza della possibilità che anche la donna possa essere violenta altrimenti il rischio è che si permetta alla violenza di continuare, sottostimando i rischi e fornendo deposizioni inappropriate in Tribunale.
Lo studio del fenomeno della violenza commessa dalle donne consente di addivenire alla comprensione del fenomeno per poter attuare programmi di intervento e strategie di prevenzione. Negare che le donne possano essere violente non aiuta nessuno. Conoscere il mito di Medea che uccide i figli per un desiderio di vendetta rende possibile che i miti non siano perpetuati.
“Indagine statistica attraverso la lettura dei fascicoli dei procedimenti definiti con sentenza di primo grado” del giugno 2014 in materia di stalking
Pubblichiamo il rapporto del Ministero della Giustizia “Indagine statistica attraverso la lettura dei fascicoli dei procedimenti definiti con sentenza di primo grado” del giugno 2014 in materia di STALKING.
Link di riferimento: https://webstat.giustizia.it/Analisi%20e%20ricerche/2014%20-%20Rilevazione%20procedimenti%20di%20Stalking.pdf