Le nuove tecnologie, le nuove forma di interazione e di comunicazione dei social network se da una parte hanno portato molti vantaggi dall’altra hanno creato non pochi problemi.
Tra le problematiche di maggior interesse vi è l’impatto della facile accessibilità alla pornografia on-line (si pensi anche al sexting) e come questa possa influenzare il comportamento dei giovani.
Per ciò che concerne la pornografia on-line il rapporto I wasn’t sure it was normal to watch it (in allegato) a cura dell’Office of the Children’s Commissioner for England, della NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to children) e della Middlessex University evidenzia che circa il 53% dei giovani partecipanti allo studio ha riferito di essere stato esposto alla pornografia online. Le emozioni associate alla visione di contenuti pornografici sono stata varie: dalla curiosità (41%) alla confusione ed al disgusto. In particolare, le ragazze, hanno riferito di essere preoccupate sull’esito che l’impatto della pornografia ha sui coetanei maschi per ciò che riguarda il conseguente modo di approcciarsi a loro ed al sesso.
Tra i maggiori canali di diffusione vi sono i social network. La realtà che li caratterizza assume, per certi aspetti, contorni paradossali. Mancano puntuali normative di riferimento sia in Italia che all’estero e ciò crea una situazione dove, se da un lato vi è un soggetto minorenne da tutelare da un punto di vista giuridico, dall’altro le numerose possibilità di accesso ai social e ad altre realtà virtuali creano non poche situazioni di rischio dal momento che, la fase evolutiva adolescenziale, non sempre permette la reale comprensione delle implicazioni della comunicazione online.
Un altro fenomeno da non sottovalutare è quello del cyberbullismo (in allegato il Dossier sul Cyberbullismo redatto da Telefono Azzurro).
Il Cyberbullismo viene inteso come l’utilizzo delle nuove tecnologie per minacciare, intimidire, mettere a disagio ed escludere altre persone con un comportamento intenzionale e ripetuto nel tempo.
Per sintesi, i numeri del dossier del Telefono Azzurro sui casi di cyberbullismo seguiti nell’anno scolastico 2015-2016 evidenziano” (…) la presenza circa 1 caso al giorno di bullismo e cyberbullismo, un dato preoccupante che rappresenta solo la punta dell’iceberg rispetto alla vastità del fenomeno. In totale i casi gestiti sono stati 270, che hanno richiesto un totale di 619 consulenze.
· Area Geografica: il fenomeno viene alla luce maggiormente al nord, dove sono stati gestiti circa il 45% dei casi e da dove vengono segnalati il 57% dei casi nazionali di cyberbullismo;
· Nazionalità: prevalenza delle vittime di nazionalità italiana (con un dato che si attesta attorno all’85% dei casi): bambini e adolescenti di origine straniera contattano Telefono Azzurro principalmente per altre motivazioni parlando di episodi di bullismo o cyberbullismo solo legati ad altre difficoltà.
· Genere: Le femmine vittime di bullismo sono il 45%, dato che sale al 70% per episodi di cyberbullismo.
· I bulli sono generalmente maschi (60% dei casi) e amici o conoscenti della vittima. Le ragazze sono responsabili del 25% dei casi in cui la bulla agisce sola, cui si aggiunge un 15% in cui opera in gruppo.
· L’Età delle vittime si sta abbassando: un trend in crescita è quello che vede come vittime bambini sempre più piccoli, anche di 5 anni (22% dei casi). Le richieste di aiuto per episodi di cyberbullismo hanno inizio durante le scuole secondarie di primo grado e proseguono in adolescenza (1 richiesta su 2 coinvolge preadolescenti).
· Le problematiche associate al bullismo: i casi di richiesta di aiuto per bullismo o cyberbullismo vengono segnalati anche con altre problematiche: problemi scolastici, difficoltà relazionali e problematiche legate all’area della salute mentale (bassa autostima, ansia diffusa, paura o fobie, gli atti autolesivi, le ideazioni suicidarie e i tentativi di suicidio) le principali”.
Il minore di anni 18 è differente da un soggetto adulti proprio in virtù del suo sviluppo neuropsicologico. Tra queste differenze vi è il minore controllo sulla propria impulsività e la minore capacità di prevedere e comprendere le conseguenze delle proprie azioni nonché un differente livello di sviluppo della maturità emozionale e sociale. In particolare, per ciò che concerne la maturità psicosociale, Steinberg et al. (2009) hanno dimostrato che essa sviluppa più tardi negli adolescenti di quanto non facciano le altre abilità cognitive generali.
Le ricerche hanno dimostrato che lo sviluppo delle funzioni cognitive negli adolescenti è particolarmente suscettibile a fattori sociali ed emotivi (ad esempio la pressione del gruppo dei pari) e la loro capacità di auto-regolazione del comportamento è incompleta (ciò si deve anche a fattori biologici quali i processi di mielinizzazione, lo sviluppo della corteccia prefrontale, le variazioni dei livelli di dopamina et al.).
Pertanto, queste differenze rispetto all’adulto, rendono l’adolescente non sempre in grado di effettuare scelte consapevoli nella partecipazione alle attività on-line. Di fronte alla scelta se accettare o meno qualcosa proveniente dai social media (tipo un’offerta, un’amicizia), è molto probabile che il giovane esprima “si” senza una logica, senza una riflessione e, soprattutto, senza prendere in considerazione i potenziali rischi associati alla scelta.
Di queste evidenze se ne dovrebbe seriamente tenere conto anche ai fini dei disegni di legge che, tenendo conto di questi fattori, possano consapevolmente tutelare i ragazzi facendo dei social media una risorsa per le nuove generazioni ma una risorsa alla quale attingere responsabilmente.
Fonti bibliografiche e allegati:
– Steinberg L., Cauffman E. Wood J. et al. (2009). Are adolescent less mature than adults? Minor’s access to abortion, the juvenile death penalty, and the alleged APA “flip-flop”, Am Psychol, 64, 583-594;
– Costello C.L. McNiel D.E., Binder R.L. Adolescent and social media: privacy, brain development, and the law, Journal American Academy Psychiatry and Law, 44, 313-321;
– Dossier Cyberbullismo redatto dal Telefono Azzurro;
– Rapporto I wasn’t sure it was normal to watch it a cura dell’Office of the Children’s Commissioner for England, della NSPCC e della Middlessex University;