Condivido l’editoriale pubblicato su Journal of the American Academy of Psychiatry and Law Online di Friedman S.H. (2015) sulla criticità delle considerazioni pratiche del rapporto donne e violenza.
L’autrice si sofferma sulla tematica della violenza posta in essere dalle donne condividendo l’assunto che, al pari degli uomini, anche la donna può essere autrice di reati orribili (dall’abuso sessuale, all’infanticidio, al neonaticidio) nonostante persista, nel pensiero comune, l’idea che la violenza abbia “caratteristiche maschili” piuttosto che “femminili”.
Al fine di una migliore comprensione del fenomeno è importante che le diverse figure professionali coinvolte, psicologi forensi, psichiatri forensi, criminologi prendano atto dell’esistenza della possibilità che anche la donna possa essere violenta altrimenti il rischio è che si permetta alla violenza di continuare, sottostimando i rischi e fornendo deposizioni inappropriate in Tribunale.
Lo studio del fenomeno della violenza commessa dalle donne consente di addivenire alla comprensione del fenomeno per poter attuare programmi di intervento e strategie di prevenzione. Negare che le donne possano essere violente non aiuta nessuno. Conoscere il mito di Medea che uccide i figli per un desiderio di vendetta rende possibile che i miti non siano perpetuati.