Ecco un contributo degli Avvocati di Famiglia in tema di alienazione genitoriale. L’articolo, redatto dall’Avv. Maria Beatrice Maranò e pubblicato sulla rivista Avvocati di Famiglia n. 2, passa in rassegna il concetto di alienazione genitoriale attraverso un’attenta disamina delle sentenze più importanti che hanno trattato l’argomento.
Civile
Modifiche al codice civile ed al codice di procedura civile in materia di affidamento condiviso dei figli. Depositato il Disegno legge 2421 in Senato
Approdato in Senato il disegno di legge concernente le modifiche al codice civile ed al codice di procedura civile che introduce la doppia residenza ed il mantenimento diretto.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1. 1. All’articolo 337-ter del codice civile sono apportate le seguenti modificazioni: a) il primo comma è sostituito dal seguente: «Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni, salvo i casi di impossibilità materiale da accertarsi a cura del giudice, e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale, ai quali è data facoltà di chiedere al giudice, con idoneo e separato procedimento, di disciplinare il diritto dei minori a mantenere la relazione con essi.
Dal Tribunale di Civitavecchia (Sportello Famiglia) ecco quattro proposte di piani genitoriali.
Il piano genitoriale consiste in un accordo tra genitori che si impegnano a soddisfare al meglio i bisogni dei figli nella nuova condizione della relazione co-genitoriale.
Gli obiettivi di un piano genitoriali sono i seguenti:
- provvedere alle cure fisiche del figlio;
- mantenere la stabilità emotiva del figlio;
- provvedere alle necessità dei figlio, in continuo cambiamento;
- esplicitare l’autorità e le responsabilità di ciascun genitore;
- minimizzare l’esposizione del figlio al dannoso conflitto genitoriale;
- proteggere il miglior interesse del figlio;
Se esso è ben progettato:
- ridurrà i disaccordi;
- abbasserà il conflitto;
- aiuterà la famiglia a comprendere ed ad accettare il cambiamento;
- fornirà una guida per i comportamenti genitoriali e la relazione co-genitoriale;
I piani genitoriali possono essere divisi in quattro modelli a seconda delle esigenze e delle caratteristiche della coppia genitoriale e del nucleo familiare: piani genitoriali di base, piani genitoriali per le lunghe distanze, piani genitoriali focalizzati sulla sicurezza, piani genitoriali altamente strutturati.
Fonte bibliografica: Carter D.K. (2014). Coordinatore Genitoriale. Una guida pratica per i professionisti del diritto di famiglia. Edizione italiana a cura di Mazzoni S., Franco Angeli Editore;
La valutazione di un danno da lutto è una delle condizioni in cui il professionista può trovare nell’Existential Damage Assessment (EXIDA) uno strumento di grande aiuto. A questo proposito, si presenta di seguito la discussione di un caso clinico.
La signora L.P., di 42 anni, ha richiesto, tramite il proprio legale, una valutazione per danno da lutto a seguito della morte improvvisa del coniuge per infortunio sul lavoro occorsa due anni prima.
Come da prassi medico legale, sono stati effettuati dei colloqui clinici ed una valutazione psicodiagnostica completa che, tra gli altri strumenti diagnostici, ha incluso anche il Personality Assessment Inventory (PAI) e EXIDA.
La signora è apparsa collaborante e disponibile anche se l’umore era fortemente orientato in senso depressivo e le frequenti crisi di pianto hanno imposto alcune brevi sospensioni.
Alla valutazione psicodiagnostica condotta con il PAI emerge un quadro caratterizzato da un Disturbo Depressivo di grado elevato non ascrivibile al lutto.
Data l’importanza e l’attualità delle problematiche inerenti la separazione genitoriale ed il conseguente affidamento di figli minori, pubblico questo contributo (settembre 2015) realizzato dall’associazione Resolution scritto dalla dottoressa Christina McGhee. La dottoressa McGhee è da tempo impegnata nella divulgazione e nella sensibilizzazione delle problematiche genitori-figli coinvolti nelle separazioni. Lo scopo del contributo è quello di aiutare i genitori perché, tramite loro, si aiutino i figli.
Il testo prende avvio dalle emozioni che, genitori e figli, si trovano a vivere nel momento della separazione e del divorzio. L’autrice descrive diverse situazioni che minori e genitori potrebbero sperimentare e, per ciascuna di esse, fornisce interessanti indicazioni su cosa un genitore dovrebbe fare per comprendere ed aiutare il figlio.
Nella seconda parte del contributo, l’autrice si sofferma sui bisogni di un minore coinvolto nella separazione dei genitori nelle diverse fasi evolutive partendo dalla prima infanzia per arrivare alla tarda adolescenza. In questo percorso, la dott.ssa McGhee, affronta le varie problematiche che si potrebbero concretizzare e vengono chiarite le differenti necessità del minore riconoscendo che, tra i bisogni fondamentali di quest’ultimo, vi è il contatto regolare con entrambe le figure genitoriali ed il coinvolgimento genitoriale nelle attività del figlio.
Abstract: Il presente contributo propone un’attenta disamina di quali sono le procedure, i diritti ed i doveri dei professionisti, nello specifico gli psicologi, chiamati ad assolvere il compito di Consulente Tecnico d’Ufficio e Consulente Tecnico di Parte. Tali figure professionali sono previste dal Codice di Procedura Civile (Libro I – Disposizioni Generali – Capo III – Art. 61/64) e dal Codice di Procedura Penale (Libro III – Parte I – Prove – Titolo II – Mezzi di prova – Capo IV – Perizia – Art. 220/233). Al fine di meglio ottemperare al proprio mandato professionale è indispensabile che lo psicologo forense abbia nozioni dei passaggi tecnico-burocratici che caratterizzano l’iter della consulenza e del processo all’interno del quale la sua professionalità è chiamata ad intervenire.
Condividiamo l’ultima pubblicazione della dott.ssa Pezzuolo in tema di “Protocolli e Linee guida a confronto per l’affidamento dei figli” pubblicato sulla prestigiosa rivista Psychomedia il 7 giugno 2013.
Nell’ambito della psicologia forense spesso gli psicologi sono chiamati ad occuparsi di consulenze in materia di affidamento dei figli.
Il presente contributo nasce dall’idea di mettere a confronto un protocollo italiano, il Protocollo per L’affidamento dei Figli redatto a Milano il 17 marzo 2012, e due protocolli americani, le Guidelines for Child Custody Evaluation in Family Law Proceedings dell’A.P.A. (American Psychology Association) e i Practice Parameters for Child Custody Evaluation dell’A.A.C.A.P. (American Academy Child and Adolescent Psychiatry).
Documento psicoforense sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e sul loro superamento
Di fronte al dilagare delle polemiche e delle discussioni intorno al caso del bambino allontanato dalla madre a Cittadella un gruppo di esperti e docenti universitari in psicologia giuridica ed in psichiatria forense, ha stilato un documento che racchiude le indicazioni scientifiche maggiormente accreditate in tema di genitorialità e bigenitorialità;
1. La legislazione italiana in ossequio alla Costituzione italiana, alla Convenzione dei Diritti del Fanciullo di New York, alla Convenzione di Strasburgo ed alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo pone a fondamento dei rapporti familiari la bigenitorialità, ovvero il diritto dei minori a rapportarsi in maniera armonica ed equilibrata con i propri genitori e con le rispettive famiglie di origine.
2. Le condotte volte ad ostacolare l’esercizio di tale diritto risultano pertanto censurabili e possono a volte configurare un maltrattamento.
3. Capita talora che, per il prevalere di dinamiche di coppia particolarmente disfunzionali, il genitore presso il quale il figlio è prevalentemente collocato trasmetta al figlio stesso l’ostilità verso l’altro genitore.
4. Ciò può avvenire per via indiretta (il bambino si appropria delle reazioni emotive del genitore)oppure diretta (il genitore trasmette attivamente al bambino i propri giudizi o gli fornisce informazioni parziali o distorte).
5. Il fenomeno del bambino conteso e “schierato” a difesa di un genitore contro l’altro risulta,purtroppo, molto frequente nelle separazioni caratterizzate da un’alta conflittualità in cui i partner, anche a causa delle loro caratteristiche di personalità, non riescono ad elaborare in modo evolutivo e riflessivo l’evento separativo.
6. Tale condizione è stata in un primo tempo denominata “Sindrome di Alienazione Genitoriale” nello stesso modo in cui si è parlato di “Sindrome del Bambino Maltrattato”, per poi focalizzare l’attenzione sulle diverse manifestazioni del maltrattamento oltre che sui fattori di rischio e protettivi. Il fatto che il maltrattamento non costituisca una sindrome in senso proprio non significa che il maltrattamento non esista come fenomeno, potendo compromettere i potenziali di sviluppo psicoevolutivo del minore coinvolto.
7. Le attuali riflessioni della comunità scientifica, basate su molteplici ricerche in ambito nazionale ed internazionale, non consentono di definire il bambino come “malato” solo in quanto influenzato negativamente da un genitore contro l’altro sino ad arrivare, nei casi più eclatanti, al rifiuto di ogni forma di rapporto.
8. Attualmente si ritiene che il termine più corretto per definire tale fenomeno sia “Alienazione Parentale” e non “Sindrome di Alienazione Genitoriale” sottolineando (nei casi di rifiuto non motivato) che non si tratta di una problematica individuale del figlio ma di una difficoltà relazionale tra i tre membri della famiglia: bambino, madre e padre, alla quale possono contribuire i membri della famiglia allargata. Anche se in misura che può essere diversa come intenzioni, motivazioni e comportamenti, ognuno dei componenti il gruppo familiare fornisce il proprio personale contributo in misura variabile da caso a caso.
9. I segni di tale condizione sono il rifiuto ingiustificato e comunque talora solo parzialmente motivato da parte del figlio di frequentare uno dei due genitori (più spesso il padre ma non infrequentemente la madre) e/o il “voltafaccia” del figlio stesso, il quale prima della separazione era legato al genitore che successivamente non vuole più frequentare. Altro segnale è l’ingiustificato
disprezzo non solo per un genitore ma per l’intera sua famiglia d’origine e/o ricostruita.
10. Si può discutere se a questo fenomeno sia opportuno dare un nome specifico; a questo proposito sembra che i manuali di classificazione di prossima uscita (DSM V e ICD 11) siano orientati a farlo rientrare e definirlo all’interno della categoria dei “Disturbi Relazionali”.
11. Come per il maltrattamento, riteniamo che negare il fenomeno del rifiuto immotivato e persistente di un genitore significhi commettere un errore grossolano e fuorviante.
12. Le implicazioni psicosociali e giuridiche della violazione dei diritti relazionali dei soggetti coinvolti in tali situazioni giustifica la messa in atto di interventi e di provvedimenti psicosociali e giudiziari volti alla tutela dei diritti stessi, i quali varieranno di caso in caso a seconda dell’età del minore coinvolto, della sua capacità di autodeterminazione e delle responsabilità dei genitori e dei familiari coinvolti. D’altronde, in ambito giuridico l’attenzione alla particolarità di ogni singola situazione rappresenta un elemento fondamentale di rispetto dei componenti il nucleo familiare e soprattutto, nel caso specifico, di tutela dei diritti relazionali del minore.
Iolanda Abate, Paola Antonelli, Renato Ariatti, Anna Balabio, Fabio Benatti, Linda Betti, Francesca Bianchi, Chiara Brillanti, Cristina Cabras, Giovanni Battista Camerini, Elisa Cantarutti, Daniela Carboni, Daniela Catullo, Adele Cavedon, Simona Chiari, Francesca Ciammarughi, Sara Codognotto, Serena Colaianni, Elena Consenti, Antonietta Curci, Ancilla Dal Medico, Michele D’Andreagiovanni, Rodolfo de Bernart, Luisella De Cataldo Neuburger, Rosanna Della Corte, Rubens De Nicola, Ida de Rénoche, Carlo Desole, Renzo Di Cori, Alessandro Fanuli, Valeria Giamundo, Guglielmo Gulotta, Moira Liberatore, Laura Lombardi, Giovanni Lopez, Tiziana Magro, Marisa Malagoli Togliatti, Maurizio Marasco, Barbara Masseroli, Aldo Mattucci, Isabella Merzagora Betsos, Marco Monzani, Daniela Pajardi, Patrizia Patrizi, Sara Pezzuolo, Cesare Piccinini, Luisa Puddu, Donatella Pulixi, Donatella Ragusa, Marco Ricci Messori, Severo Rosa, Lino Rossi, Ugo Sabatello, Laura Sancio, Luca Sammicheli, Giuseppe Sartori, Melania Scali, Gilda Scardaccione, Luciana Silvestris, Magda Tura, Elena Varoli, Alfredo Verde, Matteo Villanova, Laura Volpini, Vittorio Volterra, Alberta Xodo, Georgia Zara
Effetti del Divorzio: Ormai rimaniamo più stupiti nel trovarci di fronte a genitori conviventi piuttosto che ad una coppia divorziata.
Il divorzio è diventato un fenomeno talmente diffuso da passare quasi sotto il velo della normalità. In effetti, la percentuale di famiglie composte da un solo genitore è aumentata considerevolmente negli ultimi decenni, ed il divorzio genitoriale costituisce, in tutto il mondo, la causa principale di questo sorprendente aumento. In Italia, secondo i dati ISTAT, il 18.% delle coppie ha divorziato nel 2010, il doppio rispetto al 1995: parlando con bambini ed adolescenti, ad esempio nelle scuole, sembra quasi difficile trovarne uno non costretto allo (spesso estenuante) andirivieni tra casa materna nei giorni feriali e casa paterna nel weekend.
Gli studi sulle ripercussioni del divorzio sui figli sono proliferate negli ultimi anni, parallelamente alla diffusione del fenomeno. Ma quali sono, se ci sono, gli effetti a lungo termine? Pochi studi si sono soffermati sull’analisi dell’adattamento psicosociale di soggetti adulti con genitori divorziati, e sappiamo perciò ancora poco a riguardo. Huurre e colleghi (2006), del National Public Health Institute di Helsinki, Finlandia, hanno condotto uno studio longitudinale partendo dall’ipotesi che l’impatto negativo del divorzio sui figli potesse persistere anche in età adulta. Secondo gli autori, era probabile che l’esperienza di divorzio genitoriale vissuta da bambini potesse avere conseguenze negative sul soggetto adulto in termini di salute psicologica, comportamenti funzionali o disfunzionali, status socioeconomico e relazionale, e qualità della relazione col partner (o del matrimonio).
Il primo campione di soggetti, reclutati nel 1983, era composto da 2194 studenti di 16 anni. È stato loro chiesto di compilare dei questionari in modo da raccogliere informazioni su salute psicologica e somatica, comportamenti funzionali, background familiare (divorzio genitoriale, morte genitoriale e status socio-economico), caratteristiche personali, relazioni sociali ed eventi di vita. 1471 soggetti appartenenti al campione iniziale sono stati contattati via mail e ritestati 16 anni dopo (età media: 32 anni, 317 con genitori divorziati), tramite questionari molto simili a quelli utilizzati nella prima fase, riadattati all’età. Sono state aggiunte alcune scale al fine di valutare il benessere psicologico (sintomi psicosomatici, depressione e distress psicologico).
I risultati sono i seguenti. All’età di 32 anni, il gruppo di donne con genitori divorziati riportavano più sintomi psicosomatici rispetto alle donne con genitori ancora insieme.Riferivano anche livelli di depressione più alti e maggior presenza di disturbi psichiatrici “minori”. Al contrario, i soggetti maschi provenienti da famiglie divorziate o meno non riportavano differenze significative. Relativamente alle situazioni di vita, i figli di divorziati (maschi e femmine) riportavano livelli di educazione più bassi e un tasso maggiore di disoccupazione, un tasso maggiore di separazione divorzio dal coniuge (a loro volta) e comportamenti a rischio più frequenti, come dipendenza da fumo e abuso di alcol.
Per quanto riguarda i risultati sul sopporto sociale e sui rapporti interpersonali, le figlie di genitori divorziati riportavano un numero minore di famigliari, parenti, amici ed altri conoscenti importanti, e si ritenevano meno soddisfatte del supporto pratico e dell’assistenza finanziaria ricevuti. I figli maschi di genitori divorziati riportavano minore soddisfazione rispetto ai figli di genitori ancora sposati solo relativamente all’assistenza finanziaria. Infine, il punteggio relativo alla presenza di eventi di vita negativi era maggiore per i figli dei divorziati (principalmente per le donne).
Il motivo per cui il divorzio dei genitori avrebbe effetti peggiori sulle donne rimane ancora da chiarire. È possibile che il tipo di relazione instaurato col partner e la qualità più bassa delle relazioni intime facciano la loro parte, mediando gli effetti a lungo termine del divorzio genitoriale. È forse ancora più probabile che il divorzio dei genitori, insieme ai conflitti che lo precedono e lo seguono, costituisca una “base di vulnerabilità”, un fattore di rischio per i figli, in grado di aumentare la probabilità che questi si ritrovino ad affrontare un divorzio una volta adulti, nonché la probabilità di sviluppare depressione (Rogers, 1994). Ma occorrono ulteriori ricerche che chiariscano il ruolo di mediatori e fattori di rischio/protezione, nonché le disparità di genere.
BIBLIOGRAFIA:
Amato, P. R. (2000). The consequences of divorce for adults and children. Journal of Marriage and Family, 62, 1269–1287.
Huurre, T., Junkkari, H., & Aro, H. (2006). Long-term Psychosocial effects of parental divorce. A follow-up study from adolescence to adulthood. European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 256, 256–263.
Isohanni, M., Jonen, P., Kemppainen, L., Croudace, T., Isohanni, I., Veijola, J., Räsänen, S., Wahlberg. K-E., Tienari, P., & Rantakallio, P. (2000). Childhood and adolescent predictors of schizophrenia in the Northern Finland 1966 Birth Cohort – descriptive life-span model. European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 250, 311–319.
Rogers, B. (1994). Pathways between parental divorce and adult depression. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 35, 1289–1308.
Rutter, M. (1987). Resilience in the face of adversity. Protective factors and resistance to psychiatric disorder. British Journal of Psychiatry, 147, 598–611.
Fonte http://www.stateofmind.it/2012/11/effetti-divorzio/
Riportiamo il comunicato stampa redatto dalla SINPIA in tema di alienazione genitoriale data l’importanza che esso assume nell’ambito scientifico