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Psicologi come consulenti esperti nei tribunali familiari.

Linee Guida congiunte della British Psychological Society (BPS) e della Family Justice Council (FJC)

di Sara Pezzuolo

Le linee guida presentate sono state elaborate congiuntamente dalla British Psychological Society (BPS) e Family Justice Council (FJC) e delineano, specificamente, il ruolo degli psicologi nei procedimenti familiari.

Dopo una prima parte in cui si richiama il consulente psicologo a ciò che deve espletare nell’ambito di una valutazione del tribunale (paragrafo 2), si rimanda alle norme etiche e deontologiche (paragrafo 3-4) da rispettare, si pone attenzione sulle competenze e sull’importanza della supervisione e/o del confronto tra pari (paragrafo 5-6), interessante è la disamina delle competenze richieste per ciascuna tipologia di esperto psicologo in funzione del ruolo chiamato a svolgere.

Specificatamente, gli psicologi forensi che lavorano con giovani devianti e all’interno della giustizia giovanile, oltre ad avere competenze di base inerenti la valutazione devono anche avere competenze nel trattamento psicologico rispetto ai comportamenti devianti.

Devono possedere competenze che gli consentano di analizzare e valutare il rischio di recidiva attraverso lo studio del comportamento antisociale e dei comportamenti offensivi, devono approfondire lo sviluppo psicologico e personale, i processi di socializzazione e criminalizzazione, devono valutare i fattori di rischio e saper analizzare il contesto e le dinamiche che influenzano i fattori criminogenici.

I professionisti hanno l’onere di comprendere i fattori ambientali che possono influenzare il comportamento antisociale e sviluppare programmi di intervento che possano modificare il comportamento medesimo. Devono collaborare con i tribunali e sviluppare eventuali programmi terapeutici per gli autori di reato che possono coinvolgere autori di reati sessuali, autori di reati violenti e/o autori di reato con disturbo dipendente da sostanze.

Ancora, lo figura professionale dello psicologo forense, potrebbe collaborare con il personale carcerario e/o ospedaliero e potrebbe impegnarsi per la gestione dello stress e/o la formazione del personale.

Per fare ovviamente ciò, occorre espletare un iter di studio riconosciuto che prevede, oltre la laurea, un periodo di supervisione di almeno tre anni o un dottorato riconosciuto.

Seppure alcuni psicologi possono avere competenze anche in altri ambiti (ad esempio, per la valutazione dei minori, l’abilitazione alla psicoterapia) esse non sono ritenute necessarie nell’ambito della psicologia forense.

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