Home ArticoliPenale L’ammissibilità delle prove genetiche comportamentali in un processo penale

L’ammissibilità delle prove genetiche comportamentali in un processo penale

di Sara Pezzuolo

L’imputato Yepez tra gli altri crimini è stato condannato per l’omicidio di secondo grado di George Ortiz (fidanzato della madre della compagna di Yepez).

Il signor Yepez, prima del processo, ha presentato una mozione per ammettere la testimonianza di esperti atta a dimostrare la sua predisposizione alla violenza sulla base del suo genotipo che risultava avere una bassa attività della monoamino ossidasi A (MAOA) e dei maltrattamenti ricevuti nell’infanzia. Ergo, l’intento della testimonianza degli esperti era quella di valutare la relazione tra abuso infantile, bassa attività MAOA e comportamento antisociale.

Lo Stato, di conseguenza, deposita una propria istanza atta a escludere la testimonianza degli esperti proposta dalla difesa non contestando le qualifiche degli esperti citati ma sostenendo che le prove che la difesa avrebbe voluto produrre non soddisfacevano i criteri Daubert.

Da qui la decisione del tribunale di procedere all’udienza Daubert/Alberico la quale, non portando successo a Yepez, chiede un riesame.

In Corte di Appello, la Corte ha ritenuto che la ricerca sul maltrattamento infantile, sulla bassa attività di MAOA e la predisposizione al comportamento violento fosse attendibile ma che l’errore era “innocuo” poiché, specificatamente, gli esperti avevano solo dimostrato che Yepez era incline alla violenza impulsiva piuttosto che deliberata e, pertanto, fu lo stesso condannato non essendo pertinente, tale informazione, ai fini della decisione.

Giunti alla Corte Suprema del New Mexico, la Corte Suprema ritiene la testimonianza degli esperti inammissibile per mancanza di affidabilità.

Difatti, secondo la C.S., la mancanza di affidabilità si basava su diversi fattori tra cui la complessa relazione multifattoriale tra fattori genetici, ambientali e atti di violenza e, la ricerca, non ha chiaramente stabilito che l’MAOA e l’abuso infantile siano definitivamente coinvolti nel comportamento antisociale o nel controllo degli impulsi essendoci molte eziologie biologiche e di altro tipo che influenzano l’impulsività e il comportamento antisociale.

L’incertezza rispetto agli approfondimenti genetici (la sentenza cita anche il caso di un omicidio in Italia ed un relativo articolo https://www.researchgate.net/publication/41849562_Italian_appeal_court_A_genetic_predisposition_to_commit_murder) dovrebbe far concludere che

 “(…) [l]a stragrande maggioranza di questi test, se non tutti, sono ancora puramente basati sulla ricerca e non hanno ricevuto alcuna valutazione formale in termini di validità clinica e utilità. A nostro avviso, nessun test di suscettibilità dovrebbe ancora essere utilizzato in ambito forense o … giudiziario. L’uso dei test genetici in contesti forensi dovrebbe essere limitato ai test di provata utilità clinica per la diagnosi di una malattia rilevante per il caso giudicato”.

La C.S. ha riconosciuto la complessa relazione tra genetica, ambiente e comportamento e ha anche distinto che un conto è la distinzione tra una persona che ha una predisposizione a sviluppare un comportamento e una persona che effettivamente sviluppa questo comportamento.

Pertanto, concludendo, questo caso vuole mettere in luce la complessa relazione tra genetica, ambiente e comportamento. La genetica può svolgere un ruolo nel comportamento, ma l’idea di un “gene guerriero” che predispone alla violenza è stata fermamente respinta dalla comunità scientifica (Farahany NA, Robinson GE. The rise and fall of the “warrior gene” defense. Science. 2021 Mar 26;371(6536):1320. doi: 10.1126/science.abh4479. PMID: 33766880).

Come sostengono nel suo contributo Forzano et al. (2010) “una persona dovrebbe essere giudicata sulla base della sua reale condizione e capacità mentale al momento dell’atto, indipendentemente da qualsiasi predisposizione teorica a sviluppare qualche malattia o (comportamento) inappropriato”.

L’eziologia del comportamento violento è complessa. La probabilità che un individuo agisca un comportamento violento è influenzata da molteplici variabili. C’è un ampio divario tra il possedere una variante genetica e l’agire la violenza, un divario che non può prescindere dal contenere molti fattori biologici, ambientali e le loro complesse interazioni.

 

You may also like