Home ArticoliCivileDanno Valutazione del danno esistenziale. Una nuova proposta, la S.V.A.R.P. II

Valutazione del danno esistenziale. Una nuova proposta, la S.V.A.R.P. II

di Sara Pezzuolo
Tutto ha inizio da questo semplice quesito postomi nel 2007: “Dica il C.T.U. se ed in quali termini l’infortunio per cui è causa e le patologie psicofisiche da cui è affetto XXX abbiano inciso sulla agenda quotidiana ed in genere sulla qualità della vita presente e futura di questi, del coniuge e dei loro figli”.

Ero sicura che non sarebbe stato difficile, avevo diverso materiale in studio sul danno esistenziale, che fin dal primo momento mi aveva affascinato quindi non mi dovevo preoccupare.. In realtà le cose sono andate in maniera diversa… si… tanto materiale sul danno esistenziale… definizioni su definizioni… tutti ne parlavano ma nessun testo o articolo sembrava potermi essere d’aiuto per poterlo valutare. Anche i classici strumenti utilizzati in tema di qualità della vita (es. ICF e SF-36) non sembravano idonei a rispondere in maniera diretta a quella che era la definizione intrinseca di danno esistenziale, il quale, per sua stessa definizione, poteva esulare da una qualsiasi patologia (fisica o psichica).

Senza voler approfondire la natura del danno esistenziale, ricordo che la nascita ufficiale del danno esistenziale viene ricondotta alle cosiddette “Sentenze gemelle” 8827 e 8828 del 2003, le quali definiscono il danno esistenziale come “un non poter più fare o un fare altrimenti del soggetto”, cioè, in seguito ad un fatto illecito commesso da terzi, il soggetto si trova costretto a fare altrimenti, è costretto quindi, a modificare il suo stile e la qualità della vita: è indotto a compiere scelte diverse quanto all’espressione e realizzazione della sua personalità nel mondo esterno. Da qui maggiore risonanza al danno esistenziale è stata data dalle Sentenze della Cassazione (Cass. Sezioni Unite, 24 marzo 2006, n. 6572; Cass. Sez. III, 12 giugno 2006, n. 13546) nelle quali si sottolinea la definizione stessa di danno esistenziale e il fatto che all’interno della categoria del danno non patrimoniale trovano collocazione tre tipologie di danno tra loro diverse (danno biologico-danno morale-danno esistenziale). Difatti, il danno esistenziale si fonda sulla natura non meramente emotiva ed interiore (propria del c.d. danno morale), ma oggettivamente accertabile del pregiudizio, attraverso la prova di scelte di vita diverse da quella che si sarebbero adottate se non si fosse verificato l’evento dannoso.

Così inizia la ricerca. Ad oggi lo strumento del quale riporto i primi risultati dello studio pilota condotto è la S.V.A.R.P. II (Scala di Valutazione della Attività Realizzatrici della Persona), costruita assieme al collega Angelo Bianchi. Il primo lavoro affrontato è stata la costruzione della scala S.V.A.R.P. I i cui risultati hanno incentivato il proseguo del lavoro e la successiva costruzione della S.V.A.R.P. II.

Dal momento che il bene giuridico che il danno esistenziale intende tutelare è costituito dalle attività realizzatrici della persona, ossia tutte quelle attività che costituiscono la quotidianità dell’individuo e che vengono sconvolte dall’evento lesivo posto in essere, la S.V.A.R.P. II è stata suddivisa in aree, all’interno della quali sono state ricondotte attività che abbiamo chiamato “attività realizzatrici” della persona per un totale di 50 attività; essa propone un’analisi descrittiva della condizione esistenziale del soggetto in esame sia prima che dopo l’evento in causa e prevede un profilo di “compromissione esistenziale” caratterizzato dalla presenza di un indicatore che risulta dall’interazione di intensità e durata della compromissione riferita dal soggetto. In tutta questa analisi non viene mai persa di vista quella che è l’attendibilità, e cioè, la credibilità del soggetto testato.

Lo studio pilota1 che ha visto protagonista la S.V.A.R.P. II è stato condotto su un totale di 37 soggetti suddivisi all’interno di tre gruppi:

  • danneggiati (coloro che avevano subito un danno illecito da parte di terzi e che avevano intrapreso un’azione giudiziaria);

  • ansiosi (coloro i quali erano seguiti da psichiatri o psicologi e avevano diagnosi inerenti i disturbi d’ansia);

  • normali (soggetti che non avevano subito un danno e che non erano mai stati da uno psicologo o psichiatra);

Il campione piccolo è stato determinato dall’esigenza di affrontare uno studio pilota quindi, scevro da esigenze di validazione del test – tale indagine ci doveva servire per comprendere se e in che misura il test poteva meritare ulteriori approfondimenti – e, inoltre, vista la casistica particolare abbiamo incontrato non poche difficoltà a reperire i soggetti per i diversi campioni.

L’ipotesi della ricerca era quella di dimostrare che lo strumento si comportava in maniera diversa a seconda che fosse sottoposto a un gruppo di soggetti o all’altro.

I gruppi erano composti da soggetti di età variabile dai 18 anni in su ed, equamente distribuita, era la variabile sesso.

È stata fatta l’analisi della varianza per gruppi, considerando la media del punteggio di ogni singolo gruppo e abbiamo visto che la differenza tra le medie dei gruppi era significativa2.

La nostra ipotesi è verificata: i risultati ottenuti da soggetti danneggiati differiscono significativamente rispetto ai risultati riportati da soggetti ansiosi e da soggetti che non hanno subito un danno e non soffrono di disturbi d’ansia.

Ad oggi stiamo procedendo all’analisi della correlazione tra le diverse attività per individuare quali attività, seppur diverse nel costrutto, elicitano la stessa risposta da parte del soggetto per procedere ad uno snellimento del test.

Quello che è importante ai fini della ricerca al momento attuale è, una volta ridotto il numero delle attività realizzatrici, ampliare il campione di riferimento per procedere ad una validazione più ampia sulla scorta della risposta ai quesiti proposti alle Sezioni Unite, divenendo, così, uno strumento di prova specifico in tema di danno esistenziale.

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1 Lo studio pilota è stato possibile anche grazie al contributo dei membri dell’Associazione L’Ancora Blu di Lastra a Signa (FI) e del suo presidente Dr. Emanuele Bartolozzi nonchè alla disponibilità e alla professionalità specifica della dott.ssa Graziella Bertelli che qui ringrazio sentitamente;

2 Le tabelle inerenti l’analisi della varianza sono disponibili presso gli autori.

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